Come in ogni disastro che si rispetti, c'è sempre chi cerca di fare leva sull'igoranza della gente comune e dirigere la lor attenzione su problematiche più frivole in modo che il loro ego sia coccolato solo da cose belle mentre chi sbaglia veramente la fa franca. Ecco a voi una notizia su cui non si può e non si deve cambiare canale!
Alla notizia che Static Kill stesse funzionando e la marea nera fosse definitivamente bloccata, tutto il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Ma poi la BP è riuscita a rovinare anche questo momento trionfale con un’altra delle sue uscite fuori luogo. Secondo i portavoce della compagnia britannica,
tutto il petrolio è scomparso.
Stephen Colbert, comico e presentatore americano, ha detto (scherzando) che l’avrebbe trovato, ma pare che sia stato anticipato. Alla domanda “dove sono finiti i 150 milioni di galloni (oltre 568 milioni di litri) di petrolio scomparsi” risponde il New York Times con un grafico molto chiaro che troverete dopo il salto.
Qui a fianco il grafico dell'analisi del New York Times:
Dire che il petrolio è scomparso è un modo per far credere agli sprovveduti che il problema sia risolto, ma secondo quanto si legge dal grafico, per il 25% è stato rimosso (recuperato, bruciato o dissolto), per un altro 25% è evaporato, per il 24% è disperso (spesso con l’aiuto dei disperdenti tossici chimici che non sono proprio la soluzione più ecologica), e per il restante 26% è ancora lì da qualche parte nell’oceano. Come è facile capire, il petrolio non è affatto scomparso, ma per la maggior parte ha solo assunto un’altra forma.
Il più grande problema è che molti sottovalutano l’impatto che i disperdenti chimici hanno avuto nella rimozione del petrolio. L’AP (Associated Press) ha riferito oggi che i disperdenti sono stati responsabili di un sesto (circa 16%) della scomparsa della fuoriuscita di petrolio nel Golfo, molto più delle stime del New York Times, che tende a peccare per eccesso di cautela, che gli ha assegnato solo l’8%.
E come ha riferito Treehugger, c’è ancora un rischio per la salute piuttosto grave rappresentato da tutto quel petrolio che è evaporato in aria (smog, irritazioni ai bronchi e agli occhi, naso che cola, infezioni del seno, sintomi di tipo influenzale, ecc.). Quella stessa aria che i residenti lungo la costa del Golfo respireranno ancora per chissà quanto tempo. C’è solo un quarto dell’intera fuoriuscita che rappresenta una minaccia reale, secondo gli scienziati federali, ma i problemi a lungo termine derivanti da fonti indirette, ma ricollegabili al disastro ecologico, non sono per ora (e probabilmente non lo saranno mai) stimabili.
Font: blog Ecologiae, Treehugger, New York Times.
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