ecco qui il sito:
http://walzerdellavita.wordpress.com
A presto con nuovi pensieri e riflessioni...
Joe.
venerdì 30 luglio 2010
Pescara, l'enigma del genio senza memoria: è un matematico francese
Era scomparso da casa nel 2007: ha girovagato per mezza Europa. E' ricoverato in psichiatria da maggio
Pescara, 30 luglio 2010 - PARLA UNA LINGUA nuova, un mix di spagnolo, francese, italiano e inglese. Una parola in ciascun idioma a formare una frase che un senso compiuto non ce l’ha, ma il cui significato appare stranamente chiaro. Quel gentile signore dalla barba bianca ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Pescara ora ha un nome, e soprattutto una storia alla spalle: è un genio matematico francese scomparso da casa più di tre anni fa. Tra i malati pescaresi era arrivato a maggio, ma qualcosa nella sua personalità ha subito attratto l’attenzione del personale sanitario.
Quello strano modo di parlare, la capacità di infarcire le sue scarne frasi di citazioni dotte, il vezzo di citare i posti più remoti del mondo come se li avesse visitati tutti. E poi le formule matematiche, anche le più astruse, elaborate con la facilità di tabelline sulle labbra di un bambino.
E ALLORA sono partite le indagini, per capire chi fosse quello strano signore, quale tortuosa strada l’avesse portato nell’oblio della memoria e chi fosse rimasto ad aspettarlo sull’altra sponda. Il duro lavoro degli agenti negli uffici persone scomparse delle questure di Pescara e Roma ha permesso di mettere in collegamento informazioni — ormai abbastanza impolverate, per la verità — trovate presso l’ambasciata francese in Italia: la descrizione dell’uomo, la corporatura, la cultura innegabilmente sopra la media.
Tutti i pezzi del puzzle sono andati improvvisamente a posto ed ecco che lo strambo signore ha riacquistato lo status di cittadino con un nome e un cognome. E, assieme, una storia e una famiglia.
Ora si sa che è Michel Doumesche, 61 anni, genio francese della matematica scomparso da casa nel 2007. Da tre anni la sua famiglia lo stava cercando ovunque. E intanto, Michel girovagava per diversi Paesi europei senza meta e senza afferrare il filo d’Arianna che lo riportasse a casa. Aiutato dalla sua dimestichezza con le lingue, è arrivato in Italia almeno un paio d’anni fa: nel 2008 comparve in provincia di Taranto, poi soggiorna per un certo periodo in provincia di Foggia, in un istituto di suore.
Ma a un certo punto, il vento dell’irrequitezza lo porta spinto di nuovo in giro, lontano dalla Puglia. Ed ecco che un paio di mesi fa arriva a Pescara: non sa il suo nome, non ha soldi, né documenti. Finisce in ospedale. E la sua storia potrebbe finire così.
E invece il lieto fine è affidato alla buona volontà dei poliziotti che, evidentemente, si appassionano a una vicenda così particolare. Il lieto fine si consuma tra le lacrime dei familiari che si precipitano dalla Francia, increduli dopo tre anni di inchieste, ricerche, appelli andati a vuoto.
di Erica Zambonelli - fonte
Pescara, 30 luglio 2010 - PARLA UNA LINGUA nuova, un mix di spagnolo, francese, italiano e inglese. Una parola in ciascun idioma a formare una frase che un senso compiuto non ce l’ha, ma il cui significato appare stranamente chiaro. Quel gentile signore dalla barba bianca ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Pescara ora ha un nome, e soprattutto una storia alla spalle: è un genio matematico francese scomparso da casa più di tre anni fa. Tra i malati pescaresi era arrivato a maggio, ma qualcosa nella sua personalità ha subito attratto l’attenzione del personale sanitario.
Quello strano modo di parlare, la capacità di infarcire le sue scarne frasi di citazioni dotte, il vezzo di citare i posti più remoti del mondo come se li avesse visitati tutti. E poi le formule matematiche, anche le più astruse, elaborate con la facilità di tabelline sulle labbra di un bambino.
E ALLORA sono partite le indagini, per capire chi fosse quello strano signore, quale tortuosa strada l’avesse portato nell’oblio della memoria e chi fosse rimasto ad aspettarlo sull’altra sponda. Il duro lavoro degli agenti negli uffici persone scomparse delle questure di Pescara e Roma ha permesso di mettere in collegamento informazioni — ormai abbastanza impolverate, per la verità — trovate presso l’ambasciata francese in Italia: la descrizione dell’uomo, la corporatura, la cultura innegabilmente sopra la media.
Tutti i pezzi del puzzle sono andati improvvisamente a posto ed ecco che lo strambo signore ha riacquistato lo status di cittadino con un nome e un cognome. E, assieme, una storia e una famiglia.
Ora si sa che è Michel Doumesche, 61 anni, genio francese della matematica scomparso da casa nel 2007. Da tre anni la sua famiglia lo stava cercando ovunque. E intanto, Michel girovagava per diversi Paesi europei senza meta e senza afferrare il filo d’Arianna che lo riportasse a casa. Aiutato dalla sua dimestichezza con le lingue, è arrivato in Italia almeno un paio d’anni fa: nel 2008 comparve in provincia di Taranto, poi soggiorna per un certo periodo in provincia di Foggia, in un istituto di suore.
Ma a un certo punto, il vento dell’irrequitezza lo porta spinto di nuovo in giro, lontano dalla Puglia. Ed ecco che un paio di mesi fa arriva a Pescara: non sa il suo nome, non ha soldi, né documenti. Finisce in ospedale. E la sua storia potrebbe finire così.
E invece il lieto fine è affidato alla buona volontà dei poliziotti che, evidentemente, si appassionano a una vicenda così particolare. Il lieto fine si consuma tra le lacrime dei familiari che si precipitano dalla Francia, increduli dopo tre anni di inchieste, ricerche, appelli andati a vuoto.
di Erica Zambonelli - fonte
giovedì 29 luglio 2010
Il cervello triunico dell'uomo
Tra il 1960 e il 1970, la conoscenza del cervello umano fece più progressi che nel corso degli ultimi millenni e ciò grazie agli studi dei neurologi Sperry, MacLean e Laborit.
Già prima, verso il 1875 Darwin aveva dissacrato l'uomo con la sua teoria evoluzionistica. Vent'anni dopo nel 1895, S. Freud constatava che la maggior parte dei problemi fisici dell'uomo proveniva da pulsioni primive inconsce. In seguito tali teorie progredirono poco e si restava nel campo delle ipotesi. Quella di Darwin si affinò nel neo-darwinismo e quella di Freud fu malmenata tra i suoi discepoli, quali Jung, Reich, Adler ecc.
Nel 1965 R. Sperry ebbe il coraggio di separare i due emisferi cerebrali di un paziente, sperando di porre fine alla sua epilessia. Tale separazione rivelò, con sorpresa di Sperry, che i due emisferi si comportavo da fratelli nemici, restando daccordo su alcuni compiti, ma in disaccordo sulla risoluzione di altri. Il sinistro era a favore delle ostilità, e si opponeva al destro, che invece era pacifico.
Nel 1968 P.D. MacLean, constatò, attraverso l'uso di nuove invenzioni che permettevano di vedere l'attività cerebrale, che l'uomo non aveva UN solo cervello, bensì TRE cervelli sovrapposti, ognuno comparso e rimasto nel corso dell'evoluzione, passando da quello rettile, a quello mammifero per arrivare a quello ominide. Lo chiamò cervello triunico.
Il neurologo Laborit, nello stesso periodo, fornì una spiegazione di alcuni comportamenti umani, conducendo esperimenti sui ratti, tra i mammiferi più vicini all'uomo dal punto di vista comportamentale.
Su tali scoperte, che coincisero con la guerra nel Vietnam (1961-1975), negli USA sorsero alcune tecniche di saggezza ancestrale (che ormai vengono capite meglio dal punto di vista scientifico), dando vita alla New Age. Questo movimento, ostile allo sviluppo industriale, aspirante alla libertà individuale e alla non violenza, si estese a tutto l'Occidente. Non tutti divennero hippies e andarono a cantare a Woodstock o all'Isola di Wight, molti si interessavano alla meditazione, alla contemplazione e al bio-feedback (utilizzo di apparecchi per il controllo elettrico per la modifica dello stato di coscienza).
Come si poteva prevedere, questo paradiso incontrò l'ostilità della società dei consumi da una parte, mentre dall'altra i giovani caddero nella trappola dell'illusione creata dall'uso di droghe, funghi allucinogeni, hashish, il cui effetto era quello di un accesso più rapido rispetto alle antiche modificazioni dello stato di coscienza (yoga, zen, buddhismo, arti marziali "dolci"). Eccetto casi sporadici, questi cercatori di libertà, abbandonarono il movimento New Age e si reintegrarono nel sistema.
Ma esaminiamo con maggior cura il cervello triunico:
CERVELLO RETTILE O RETTILIANO
E' così chiamato perchè fu il primo ad apparire, circa 300 milioni di anni fa. E' piccolo ma essenziale perchè contiene tutto ciò che è vitale, regolando la nutrizione, il sonno, l'istinto, i movimenti, la produzione ormonale, l'istinto di riproduzione, ecc... . Se c'è la minima possibilità di rifiutare un combattimento, lo farà, ma se è costretto a combattere non si tirerà indietro. Quindi se siete fieri del vostro grande cervello pensante-parlante, ricordate che non è questo il più importante, ma quello rettiliano, minuscolo, ma che contiene le ghiandole più vitali, come l'ipofisi, l'epifisi, il talamo e l'ipotalamo. E' nel vostro interesse conservarlo in buono stato, con una vita sana, con lo sport. Al contrario il sonno irregolare, l'uso di droghe o alcool e una vita sregolata lo danneggiano irreversibilmente. Il cervello rettile ha una memoria a breve termine, impara poco e solo dopo un lungo periodo di addestramento, ed è una fortuna, perchè se si lasciasse influenzare dall'uomo, o da certe fantasie intellettuali di alcune arti marziali, non sopravviveremmo per molto. E qui nasce una domanda; Se talune arti marziali non servono a salvarci, dunque tutto l'allenamento è solo fatica sprecata? La risposta dei neurologi Laborit e MacLean è si, ma siccome non erano praticanti di arti marziali nessuno ci impedisce di sognare. Il pericolo di alcuni stili marziali sta nel fatto che non svelano le loro vere intenzioni, dando al praticante l'illusione che quelle tecniche siano efficaci all'esterno come lo sono nel dojo.
NdJ (Nota di Joe): concordo sulla difficoltà di Mc Lean e Laborit nel comprendere l'applicazione alle arti marziali, però devo dire ad onor del vero che la vera intenzione delle arti marziali il vero "okuden" che si cela dietro è che l'apprendimento da parte del rettiliano è possibile mantenendo costantemente un allenamento continuo di movimenti sempre uguali. Questa è la vera ragione, checchè se ne dica, dell' importanza dei kata del karate, delle forme di wing tsun e dei movimenti ripetuti del kung fu.
CERVELLO MAMMIFERO O PALEO-MAMMARIO
Sotto il cervello rettile nasce il cervello mammifero, circa 160 milioni di anni fa. Si sarebbe fatto a meno di questo cervello per vivere, ma esso ha dato modo alla nostra specie di migliorarsi. Questo cervello è incredibilmente emotivo e cocciuto. Si è preso una così grande parte della nostra vita che ormai funzioniamo su una base emotiva per ritrovare il piacere provato dai nostri cinque sensi. Siccome è anche il centro dei rituali e dei mammiferi (intimidazione, affronto), l'uomo segue queste leggi senza rendersi conto che si comporta come ogni mammifero sano di mente. Il cervello mammifero è molto duro d'orecchi e finisce per credere a quel che viene ripetuto a lungo con tonalità particolari. Capiamo dunque come le religioni, le sette o la politica usino particolari rituali, come canti, litanie o preghiere per imprimere ciò che si vuole radicare. Ora capite perchè difficile modificare il cervello mammifero di una persona con altro credo, o perchè, dopo una conversazione in cui ciascuno cerca di convincere l'altro con argomenti intelligenti, senza che nessuno dei due ascolti, alla fine se ne vanno pensando <>, non è così? Forse ora che avete capito come funziona questo cervello, smetterete di parlare per convincere, ricollegandovi alla saggezza di Lao Tse: <<l'uomo che sa (di non essere ascoltato) non parla, l'uomo che parla (prova la sua ignoranza poichè...) non sa.
CERVELLO NEO-MAMMIFERO
Si sovrappone agli altri due all'incirca 50 milioni di anni fa. Non lo possiamo chiamare cervello umano perchè anche gli altri mammiferi ne hanno uno anche se più piccolo. Questo nuovo cervello è utile ma crede che comandi lui. Le sue capacità sono stupefacenti, è capace del meglio o del peggio, nell'uomo dominato dall'ego la proporzione del peggio è del 75-80%, contro il 10% del meglio.
NdJ (Nota di Joe): quella parte razionale di noi che continua a fare domande o ad analizzare ogni situazione in modo schematico, nell’uomo moderno è sicuramente prevalente, parlando di emisferi cerebrali, questa zona è collegata all’emisfero sinistro.
Ma da dove vengono i lampi di genio? Gli psicologi pensano che questo cervello non valga molto, in quanto i lampi di genio arrivano quando questo cervello è a riposo, ad esempio durante la meditazione o la siesta. Non si sa comunque quale sia il processo perchè tutto ciò si inneschi. La soluzione potrebbe essere bloccata tra i due cervelli muti, da questo cervello intellettuale, ma la domanda resta comunque. Da dove viene il genio?
Tanto vale non porsi più la domanda e ricordarsi che in un combattimento marziale, sia esso un affronto rituale o un vero e proprio combattimento, la regola è svuotare la mente, rimanere rilassati, in parole povere fare in modo che il cervello intelligente smetta di fare l'intelligente e non si immischi in quel che non sa fare.
Laborit affermava che il cervello nuovo non fa niente, non sa fare niente e non può fare niente. E' il più lento dei tre cervelli di 10 volte rispetto al rettile e 5 rispetto al mammifero. Questo è importante nell'arte marziale. Più penserete, meno sarete rapidi.
Tutti riconoscono l'inconveniente dell'ego che risiede nel cervello intellettuale, proprio come quello della menzogna che ne fa parte. Il più delle volte lo notiamo sugli altri ma non su noi stessi e continuando così l'ego trionfa, sino a quando non ci troviamo in una situazione di grave pericolo e l'ego scompare spontaneamente.
Se l'ego è ancora presente in una reale situazione di pericolo di vita, l'uomo non ha afferrato la gravità della situazione, dunque voi siete in vantaggio ed egli si trova in uno stato mentale suicida. E' la ragione per la quale nel Tai chi, o nel Dim Mak, come nelle altre vere arti marziali, ci si dedica tanto alla soppressione dell'ego.
Per comodità ho ripreso la descrizione da questo sito, aggiungendo dove ritenevo necessario alcune note derivate dalla mia esperienza personale.
Già prima, verso il 1875 Darwin aveva dissacrato l'uomo con la sua teoria evoluzionistica. Vent'anni dopo nel 1895, S. Freud constatava che la maggior parte dei problemi fisici dell'uomo proveniva da pulsioni primive inconsce. In seguito tali teorie progredirono poco e si restava nel campo delle ipotesi. Quella di Darwin si affinò nel neo-darwinismo e quella di Freud fu malmenata tra i suoi discepoli, quali Jung, Reich, Adler ecc.
Nel 1965 R. Sperry ebbe il coraggio di separare i due emisferi cerebrali di un paziente, sperando di porre fine alla sua epilessia. Tale separazione rivelò, con sorpresa di Sperry, che i due emisferi si comportavo da fratelli nemici, restando daccordo su alcuni compiti, ma in disaccordo sulla risoluzione di altri. Il sinistro era a favore delle ostilità, e si opponeva al destro, che invece era pacifico.
Nel 1968 P.D. MacLean, constatò, attraverso l'uso di nuove invenzioni che permettevano di vedere l'attività cerebrale, che l'uomo non aveva UN solo cervello, bensì TRE cervelli sovrapposti, ognuno comparso e rimasto nel corso dell'evoluzione, passando da quello rettile, a quello mammifero per arrivare a quello ominide. Lo chiamò cervello triunico.
Il neurologo Laborit, nello stesso periodo, fornì una spiegazione di alcuni comportamenti umani, conducendo esperimenti sui ratti, tra i mammiferi più vicini all'uomo dal punto di vista comportamentale.
Su tali scoperte, che coincisero con la guerra nel Vietnam (1961-1975), negli USA sorsero alcune tecniche di saggezza ancestrale (che ormai vengono capite meglio dal punto di vista scientifico), dando vita alla New Age. Questo movimento, ostile allo sviluppo industriale, aspirante alla libertà individuale e alla non violenza, si estese a tutto l'Occidente. Non tutti divennero hippies e andarono a cantare a Woodstock o all'Isola di Wight, molti si interessavano alla meditazione, alla contemplazione e al bio-feedback (utilizzo di apparecchi per il controllo elettrico per la modifica dello stato di coscienza).
Come si poteva prevedere, questo paradiso incontrò l'ostilità della società dei consumi da una parte, mentre dall'altra i giovani caddero nella trappola dell'illusione creata dall'uso di droghe, funghi allucinogeni, hashish, il cui effetto era quello di un accesso più rapido rispetto alle antiche modificazioni dello stato di coscienza (yoga, zen, buddhismo, arti marziali "dolci"). Eccetto casi sporadici, questi cercatori di libertà, abbandonarono il movimento New Age e si reintegrarono nel sistema.
Ma esaminiamo con maggior cura il cervello triunico:
CERVELLO RETTILE O RETTILIANO
E' così chiamato perchè fu il primo ad apparire, circa 300 milioni di anni fa. E' piccolo ma essenziale perchè contiene tutto ciò che è vitale, regolando la nutrizione, il sonno, l'istinto, i movimenti, la produzione ormonale, l'istinto di riproduzione, ecc... . Se c'è la minima possibilità di rifiutare un combattimento, lo farà, ma se è costretto a combattere non si tirerà indietro. Quindi se siete fieri del vostro grande cervello pensante-parlante, ricordate che non è questo il più importante, ma quello rettiliano, minuscolo, ma che contiene le ghiandole più vitali, come l'ipofisi, l'epifisi, il talamo e l'ipotalamo. E' nel vostro interesse conservarlo in buono stato, con una vita sana, con lo sport. Al contrario il sonno irregolare, l'uso di droghe o alcool e una vita sregolata lo danneggiano irreversibilmente. Il cervello rettile ha una memoria a breve termine, impara poco e solo dopo un lungo periodo di addestramento, ed è una fortuna, perchè se si lasciasse influenzare dall'uomo, o da certe fantasie intellettuali di alcune arti marziali, non sopravviveremmo per molto. E qui nasce una domanda; Se talune arti marziali non servono a salvarci, dunque tutto l'allenamento è solo fatica sprecata? La risposta dei neurologi Laborit e MacLean è si, ma siccome non erano praticanti di arti marziali nessuno ci impedisce di sognare. Il pericolo di alcuni stili marziali sta nel fatto che non svelano le loro vere intenzioni, dando al praticante l'illusione che quelle tecniche siano efficaci all'esterno come lo sono nel dojo.
NdJ (Nota di Joe): concordo sulla difficoltà di Mc Lean e Laborit nel comprendere l'applicazione alle arti marziali, però devo dire ad onor del vero che la vera intenzione delle arti marziali il vero "okuden" che si cela dietro è che l'apprendimento da parte del rettiliano è possibile mantenendo costantemente un allenamento continuo di movimenti sempre uguali. Questa è la vera ragione, checchè se ne dica, dell' importanza dei kata del karate, delle forme di wing tsun e dei movimenti ripetuti del kung fu.
CERVELLO MAMMIFERO O PALEO-MAMMARIO
Sotto il cervello rettile nasce il cervello mammifero, circa 160 milioni di anni fa. Si sarebbe fatto a meno di questo cervello per vivere, ma esso ha dato modo alla nostra specie di migliorarsi. Questo cervello è incredibilmente emotivo e cocciuto. Si è preso una così grande parte della nostra vita che ormai funzioniamo su una base emotiva per ritrovare il piacere provato dai nostri cinque sensi. Siccome è anche il centro dei rituali e dei mammiferi (intimidazione, affronto), l'uomo segue queste leggi senza rendersi conto che si comporta come ogni mammifero sano di mente. Il cervello mammifero è molto duro d'orecchi e finisce per credere a quel che viene ripetuto a lungo con tonalità particolari. Capiamo dunque come le religioni, le sette o la politica usino particolari rituali, come canti, litanie o preghiere per imprimere ciò che si vuole radicare. Ora capite perchè difficile modificare il cervello mammifero di una persona con altro credo, o perchè, dopo una conversazione in cui ciascuno cerca di convincere l'altro con argomenti intelligenti, senza che nessuno dei due ascolti, alla fine se ne vanno pensando <>, non è così? Forse ora che avete capito come funziona questo cervello, smetterete di parlare per convincere, ricollegandovi alla saggezza di Lao Tse: <<l'uomo che sa (di non essere ascoltato) non parla, l'uomo che parla (prova la sua ignoranza poichè...) non sa.
CERVELLO NEO-MAMMIFERO
Si sovrappone agli altri due all'incirca 50 milioni di anni fa. Non lo possiamo chiamare cervello umano perchè anche gli altri mammiferi ne hanno uno anche se più piccolo. Questo nuovo cervello è utile ma crede che comandi lui. Le sue capacità sono stupefacenti, è capace del meglio o del peggio, nell'uomo dominato dall'ego la proporzione del peggio è del 75-80%, contro il 10% del meglio.
NdJ (Nota di Joe): quella parte razionale di noi che continua a fare domande o ad analizzare ogni situazione in modo schematico, nell’uomo moderno è sicuramente prevalente, parlando di emisferi cerebrali, questa zona è collegata all’emisfero sinistro.
Ma da dove vengono i lampi di genio? Gli psicologi pensano che questo cervello non valga molto, in quanto i lampi di genio arrivano quando questo cervello è a riposo, ad esempio durante la meditazione o la siesta. Non si sa comunque quale sia il processo perchè tutto ciò si inneschi. La soluzione potrebbe essere bloccata tra i due cervelli muti, da questo cervello intellettuale, ma la domanda resta comunque. Da dove viene il genio?
Tanto vale non porsi più la domanda e ricordarsi che in un combattimento marziale, sia esso un affronto rituale o un vero e proprio combattimento, la regola è svuotare la mente, rimanere rilassati, in parole povere fare in modo che il cervello intelligente smetta di fare l'intelligente e non si immischi in quel che non sa fare.
Laborit affermava che il cervello nuovo non fa niente, non sa fare niente e non può fare niente. E' il più lento dei tre cervelli di 10 volte rispetto al rettile e 5 rispetto al mammifero. Questo è importante nell'arte marziale. Più penserete, meno sarete rapidi.
Tutti riconoscono l'inconveniente dell'ego che risiede nel cervello intellettuale, proprio come quello della menzogna che ne fa parte. Il più delle volte lo notiamo sugli altri ma non su noi stessi e continuando così l'ego trionfa, sino a quando non ci troviamo in una situazione di grave pericolo e l'ego scompare spontaneamente.
Se l'ego è ancora presente in una reale situazione di pericolo di vita, l'uomo non ha afferrato la gravità della situazione, dunque voi siete in vantaggio ed egli si trova in uno stato mentale suicida. E' la ragione per la quale nel Tai chi, o nel Dim Mak, come nelle altre vere arti marziali, ci si dedica tanto alla soppressione dell'ego.
Per comodità ho ripreso la descrizione da questo sito, aggiungendo dove ritenevo necessario alcune note derivate dalla mia esperienza personale.
Joe.
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mercoledì 28 luglio 2010
Infedeli per il benessere dei figli
Le femmine di usignolo delle Seychelles si assicurano così che la prole non scenda sotto i livelli medi di diversità per il MHC, cosa che ne abbasserebbe la sopravvivenza
Per quanto in molti animali le femmine facciano coppia fissa con uno specifico compagno che le aiuta ad allevare la prole, le analisi genetiche hanno mostrato che spesso questa nasce dall'accoppiamento con un altro maschio. Questa circostanza ha sollevato interrogativi sulle ragioni per cui la femmina si facesse fecondare da maschi che poi non contribuiscono ad allevare la prole.
Per rispondere, un gruppo di ricercatori dell'University of East Anglia ha studiato il caso degli usignoli delle Seychelles (Acrocephalus sechellensis) che formano coppie stabili per tutta la vita, ma in cui sovente dalle uova nascono piccoli dovuti a rapporti "extra-coniugali".
Lo studio - pubblicato sulla rivista Molecular Ecology - ha mostrato che queste fecondazioni esterne alla coppia possono portare a una maggiore diversità nei geni che controllano il complesso maggiore di istocompatibilità, che rappresenta un cardine delle difese immunitarie. Di conseguenza, in tal modo la prole in media ha maggiori probabilità di vivere più a lungo grazie a una maggiore resistenza a un'ampia gamma di malattie. Di fatto il 40 per cento della prole delle femmine della specie aveva come padre un partner esterno alla coppia.
"Non abbiamo rilevato prove di benefici della fecondazione al di fuori della coppia di per sé, dato che la sopravvivenza media della prole dentro e fuori la coppia si equivaleva. Tuttavia, non soddisfatte di un maschio con una bassa diversità MHC, le femmine si assicurano che la propria prole non scenda sotto i livelli medi di diversità MHC, cosa che ne abbasserebbe la sopravvivenza", ha osservato David Richardson, che ha diretto la ricerca.
Lo studio è stato reso possibile grazie al fatto che dal 1997 oltre il 97 per cento degli usignoli delle Seychelles che vivono sulla piccola isola di Cousin sono stati inanellati, e seguiti nei loro comportamenti e negli accoppiamenti, e che sono stati prelevati piccoli campioni di sangue.
Riportato fedelmente da: le scienze - repubblica.it
Per quanto in molti animali le femmine facciano coppia fissa con uno specifico compagno che le aiuta ad allevare la prole, le analisi genetiche hanno mostrato che spesso questa nasce dall'accoppiamento con un altro maschio. Questa circostanza ha sollevato interrogativi sulle ragioni per cui la femmina si facesse fecondare da maschi che poi non contribuiscono ad allevare la prole.
Per rispondere, un gruppo di ricercatori dell'University of East Anglia ha studiato il caso degli usignoli delle Seychelles (Acrocephalus sechellensis) che formano coppie stabili per tutta la vita, ma in cui sovente dalle uova nascono piccoli dovuti a rapporti "extra-coniugali".
Lo studio - pubblicato sulla rivista Molecular Ecology - ha mostrato che queste fecondazioni esterne alla coppia possono portare a una maggiore diversità nei geni che controllano il complesso maggiore di istocompatibilità, che rappresenta un cardine delle difese immunitarie. Di conseguenza, in tal modo la prole in media ha maggiori probabilità di vivere più a lungo grazie a una maggiore resistenza a un'ampia gamma di malattie. Di fatto il 40 per cento della prole delle femmine della specie aveva come padre un partner esterno alla coppia.
"Non abbiamo rilevato prove di benefici della fecondazione al di fuori della coppia di per sé, dato che la sopravvivenza media della prole dentro e fuori la coppia si equivaleva. Tuttavia, non soddisfatte di un maschio con una bassa diversità MHC, le femmine si assicurano che la propria prole non scenda sotto i livelli medi di diversità MHC, cosa che ne abbasserebbe la sopravvivenza", ha osservato David Richardson, che ha diretto la ricerca.
Lo studio è stato reso possibile grazie al fatto che dal 1997 oltre il 97 per cento degli usignoli delle Seychelles che vivono sulla piccola isola di Cousin sono stati inanellati, e seguiti nei loro comportamenti e negli accoppiamenti, e che sono stati prelevati piccoli campioni di sangue.
Riportato fedelmente da: le scienze - repubblica.it
Altri miei blog...
Ho messo il walzer della vita anche su wordpress http://walzerdellavita.wordpress.com/
infine linko un sito fatto in collaborazione con Mike Bluejay ma ancora non terminato quindi work in progress attualmente http://wanderingfeather.net/
lunedì 26 luglio 2010
Figure allo specchio
il 26 febbraio 2009 mi posi una domanda, si può conoscere e seguire la via di mezzo senza conoscere i suoi estremi?
Siamo sicuri che questa ricerca a tutti i costi di una vita "moderata" senza conoscerne gli estremi sia effettivamente mossa da pura ricerca fine a se stessa, o che sia un espediente dell'ego volto a soddisfare il suo palato d'autoconservazione evitando di produrre stravolgimenti in una vita tutto sommato soddisfacente?
Dove posso cercare una risposta ai miei quesiti? dentro? fuori? come posso predisporre al meglio l'intento per far emergere la risposta?
Ma soprattutto è possibile che debba per forza esistere una risposta, potrebbe esistere una domanda soltanto con la funzione di suscitare una ricerca infinita?
Joe.
Siamo sicuri che questa ricerca a tutti i costi di una vita "moderata" senza conoscerne gli estremi sia effettivamente mossa da pura ricerca fine a se stessa, o che sia un espediente dell'ego volto a soddisfare il suo palato d'autoconservazione evitando di produrre stravolgimenti in una vita tutto sommato soddisfacente?
Dove posso cercare una risposta ai miei quesiti? dentro? fuori? come posso predisporre al meglio l'intento per far emergere la risposta?
Ma soprattutto è possibile che debba per forza esistere una risposta, potrebbe esistere una domanda soltanto con la funzione di suscitare una ricerca infinita?
Joe.
Perle della venerabile monaca Cheng Yen
Le quattro regole
Seguo quattro regole:
affrontalo,
accettalo,
prenditene cura,
poi, lascialo andare.
Non recriminare sulle avversità
Non protestare o recriminare sulle avversità.
La sofferenza non avrà mai fine
se continui a creare cause negative in questo modo.
Saggezza e volontà
Usa la saggezza per contemplare il significato della vita.
Usa la volontà per organizzare il tempo che ti è dato.
Semplici parole, che nascondono una saggezza e profondità di pensiero incredibili, ma nascondono l'insidia che uno potrebbe interpretarle in maniera semplicistica se non capisce il vero significato delle stesse. Una volta una persona a me cara mi disse, "non potremo andare mai così lontano nella conoscenza del se come fecero i nostri antenati"
...aveva ragione...
Joe.
venerdì 23 luglio 2010
La vita in un giorno
Chi di voi non ha ancora notato la scritta su google: “Il 24 Luglio contribuisci a documentare una giornata sulla terra” ? Bene, sicuramente i più curiosi già sanno di cosa si tratta, ma vediamo insieme. È stato deciso di creare un esperimento globale, che riguarda milioni di utenti su tutta la terra.
Questo esperimento si chiama “la vita in un giorno” grazie al quale verrà creato il primo lungometraggio al mondo generato dagli utenti del web. La vita in un giorno, diventerà un documentario girato in un solo giorno da tutti noi; è stato scelto il 24 Luglio, in questo giorno avremo 24 ore di tempo per immortalare con la videocamera uno spaccato della nostra vita quotidiana. Ovviamente i filmati più avvincenti e particolari verranno montati in un film documentario sperimentale prodotto da Ridley Scott e diretto da Kevin Macdonald.
Qualche suggerimento su come girare questo video lo troviamo sul canale di youtube:
Filma uno o più momenti che formano la tua giornata oppure la giornata di una persona di tuo interesse. Puoi girare più video o un solo video, scegliendo un momento di vita quotidiana o fuori dell’ordinario, uno stile serio o scherzoso.Come partecipare? Carica il tuo video o i tuoi video tra il 24 e il 31 luglio facendo clic sulla scheda “lnvia”, che verrà visualizzata sul canale La vita in un giorno, e seguendo le istruzioni. Ah dimenticavo, “Se il tuo video sarà incluso nel film definitivo, verrai annoverato fra i coregisti e potresti essere uno dei 20 fortunati partecipanti selezionati per assistere alla prima mondiale del film al Sundance Film Festival del 2011.
Potresti filmare un’alba, il tuo viaggio per andare al lavoro, il pranzo della tua famiglia, di che cosa hai paura o una preghiera pomeridiana. Decidi tu.
Qualsiasi cosa tu scelga di riprendere, assicurati che il filmato rispetti i Termini e condizioni del programma.
Se vuoi, puoi girare un video aggiuntivo rispondendo a una o a tutte le seguenti domande per contribuire a completare la visione di Kevin per il film:
- Che cosa ami?
- Che cosa ti fa ridere?
- Che cos’hai in tasca?
Fonte: geekissimo
Antica saggezza aborigena
Gli spiriti creatori
hanno lasciato sulla terra
un canto per ogni uomo
che è la sua donna
Gli aborigeni dicono
che il canto di ogni uomo non è completo
finchè non ha trovato la strofa
che riguarda la sua donna
e la canta con tutto se stesso
Lo dicevano anche i greci
in modo diverso
L'origine delle emozioni amorose
Il dolore della rottura di una relazione amorosa risulta connessa a parti cerebrali adibite alla ricompensa e alla dipendenza.
Rompere una relazione amorosa è un affare complicato e recentemente uno studio condotto alla Stony Brook University ha scoperto e dimostrato quali aree cerebrali sono coinvolte in questi momenti difficili.
Il gruppo di ricercatori, guidato dal Dott. Arthur Aron, professore di psicologia sociale della Stony Brooke University, ha condotto uno studio su soggetti che avevano recentemente rotto la loro relazione e i risultati hanno dimostrato che il dolore e l'angoscia che questi soggetti provavano erano strettamente connessi alle aree del cervello che sono associate alla motivazione, alla ricompensa e addirittura alla dipendenza e assuefazione.
Lo studio è stato pubblicato nel saggio di luglio del "journal of neurophysiology".
Lo studio delle immagini del cervello degli individui che sono ancora innamorati con un partner che non corrisponde forniscono una dimostrazione ulteriore che le passioni del cosiddetto "amore romantico" non sono altro che uno stato di motivazione orientata ai risultati invece che una specifica emozione romantica.
I ricercatori hanno così avuto la prova che il romanticismo e l'amore sono una forma di assuefazione e di dipendenza.
Lo studio ha anche aiutato a spiegare il perchè le emozioni, le sensazioni e i comportamenti connessi all' essere lasciati risultano così difficili da controllare. Inoltre spiega anche il perchè i comportamenti estremi associati con le reazioni amorose come lo stalking, omicidio, suicidio e depressione sono comuni ad ogni cultura del mondo.
"le reazioni amorose sono la maggior causa di suicidi e di depressione. Sappiamo ancora poco a tale riguardo. Approfondire la nostra conoscenza sui sistemi neurali coinvolti risulta quindi estremamente importante sia per estendere le nostre conoscenze di base sull'intensità dell'amore sia come risposta alle reazioni connesse." dice il dott. Aron "Queste particolari scoperte sono importanti e significative perchè condividono e avallano elementi chiave scoperti nei precedenti studi sulla felicità dell'amore. Inoltre mettono in evidenza che il rifiuto amoroso comporta nel nostro cervello reazioni molto molto simili all'assuefazione e dipendenza da cocaina."
Lo studio condotto fornisce un importante evidenza persino che il "tempo allevia le ferite". I ricercatori hanno scoperto infatti che con il passare del tempo l'area del cervello associata all'attaccamento amoroso ("the right ventral putamen/pallidum area") mostra un attività minore quando i soggetti vedevano fotografie o ricordi della persona un tempo amata.
Tradotto e riportato fedelmente da: ScienceDaily (July 22, 2010)
Fonte: http://www.stonybrook.edu/
Joe.
Rompere una relazione amorosa è un affare complicato e recentemente uno studio condotto alla Stony Brook University ha scoperto e dimostrato quali aree cerebrali sono coinvolte in questi momenti difficili.
Il gruppo di ricercatori, guidato dal Dott. Arthur Aron, professore di psicologia sociale della Stony Brooke University, ha condotto uno studio su soggetti che avevano recentemente rotto la loro relazione e i risultati hanno dimostrato che il dolore e l'angoscia che questi soggetti provavano erano strettamente connessi alle aree del cervello che sono associate alla motivazione, alla ricompensa e addirittura alla dipendenza e assuefazione.
Lo studio è stato pubblicato nel saggio di luglio del "journal of neurophysiology".
Lo studio delle immagini del cervello degli individui che sono ancora innamorati con un partner che non corrisponde forniscono una dimostrazione ulteriore che le passioni del cosiddetto "amore romantico" non sono altro che uno stato di motivazione orientata ai risultati invece che una specifica emozione romantica.
I ricercatori hanno così avuto la prova che il romanticismo e l'amore sono una forma di assuefazione e di dipendenza.
Lo studio ha anche aiutato a spiegare il perchè le emozioni, le sensazioni e i comportamenti connessi all' essere lasciati risultano così difficili da controllare. Inoltre spiega anche il perchè i comportamenti estremi associati con le reazioni amorose come lo stalking, omicidio, suicidio e depressione sono comuni ad ogni cultura del mondo.
"le reazioni amorose sono la maggior causa di suicidi e di depressione. Sappiamo ancora poco a tale riguardo. Approfondire la nostra conoscenza sui sistemi neurali coinvolti risulta quindi estremamente importante sia per estendere le nostre conoscenze di base sull'intensità dell'amore sia come risposta alle reazioni connesse." dice il dott. Aron "Queste particolari scoperte sono importanti e significative perchè condividono e avallano elementi chiave scoperti nei precedenti studi sulla felicità dell'amore. Inoltre mettono in evidenza che il rifiuto amoroso comporta nel nostro cervello reazioni molto molto simili all'assuefazione e dipendenza da cocaina."
Lo studio condotto fornisce un importante evidenza persino che il "tempo allevia le ferite". I ricercatori hanno scoperto infatti che con il passare del tempo l'area del cervello associata all'attaccamento amoroso ("the right ventral putamen/pallidum area") mostra un attività minore quando i soggetti vedevano fotografie o ricordi della persona un tempo amata.
Tradotto e riportato fedelmente da: ScienceDaily (July 22, 2010)
Fonte: http://www.stonybrook.edu/
Joe.
giovedì 22 luglio 2010
Un treno da perdere...
Voglio raccontare un pensiero che mi è venuto in uno dei miei tanti spostamenti da lavoratore pendolare... Se ne vedono tante viaggiando e se uno evita di sprofondare in una dimensione tutta sua con iPod a palla nelle orecchie può scoprire cose molto interessanti e particolari.
Il mio treno era fermo ad una stazione, dal mio posto al finestrino potevo scorgere tutto quello che avveniva sul binario di fronte. C'era un che di magico nel vedere un folto gruppo di persone che si sistemano e si preparano a salire. Sono come uno sciame informe che si muove apparentemente in maniera caotica e pseudocasuale.
Questa visione ha sempre un certo fascino su di me, ma quella mattina c'era di più.
Il treno del binario di fronte stava per ripartire si era udito il fischio e si stavano per chiudere le porte, al che vidi un distinto uomo in giacca e cravatta con valigetta che aveva cominciato una corsa all impazzata per arrivare al portellone prima della sua chiusura. Poco più in avanti proprio all'altezza del portellone aperto (a volte il destino sembra proprio beffarti), un altro uomo per mano ad un bambino che correvano insieme lungo il binario salutando con la mano il treno in partenza.
Fu commovente poter osservare una simile scena, l'uomo con la giacca nonostante la corsa non riuscì a salire per un soffio e si piegò sulle ginocchie per la corsa imprecando sonoramente contro chissà chì (molto probabilmente a livello subconscio contro se stesso per essere arrivato in ritardo), parallelamente il bambino con suo padre che ridevano felici osservando con occhi giocosi il treno in partenza e ascoltando il suo tipico fischio...
...non me la scorderò mai...
Joe.
Il mio treno era fermo ad una stazione, dal mio posto al finestrino potevo scorgere tutto quello che avveniva sul binario di fronte. C'era un che di magico nel vedere un folto gruppo di persone che si sistemano e si preparano a salire. Sono come uno sciame informe che si muove apparentemente in maniera caotica e pseudocasuale.
Questa visione ha sempre un certo fascino su di me, ma quella mattina c'era di più.
Il treno del binario di fronte stava per ripartire si era udito il fischio e si stavano per chiudere le porte, al che vidi un distinto uomo in giacca e cravatta con valigetta che aveva cominciato una corsa all impazzata per arrivare al portellone prima della sua chiusura. Poco più in avanti proprio all'altezza del portellone aperto (a volte il destino sembra proprio beffarti), un altro uomo per mano ad un bambino che correvano insieme lungo il binario salutando con la mano il treno in partenza.
Fu commovente poter osservare una simile scena, l'uomo con la giacca nonostante la corsa non riuscì a salire per un soffio e si piegò sulle ginocchie per la corsa imprecando sonoramente contro chissà chì (molto probabilmente a livello subconscio contro se stesso per essere arrivato in ritardo), parallelamente il bambino con suo padre che ridevano felici osservando con occhi giocosi il treno in partenza e ascoltando il suo tipico fischio...
...non me la scorderò mai...
Joe.
Peppino D'Agostino - Country Rain
Adoro questa musica. E' un po triste, ma ha una melodia fantastica... Peppino da Calabrese emigrato in America ha trovato effettivamente fortuna nel suo lavoro di musicista, ma allo stesso tempo sembra che le sue musiche seppur bellissime abbiano qualcosa di malinconico, come una remota nostalgia dei piccoli paesini italiani... la terra dove nasci lascia un impronta indelebile su di te e questa ovunque tu vada ti seguirà sempre... chissà forse proprio grazie a questa piccola componente malinconica le sue musiche sono percepite in maniera ancora più profonda...
Country Rain è una musica particolare, quando l'ascolti ti immagini davanti una finestra, ricordando quello che fu, eventi passati sepolti nei cassetti della memoria, il magico arpeggio leggero ma intenso di Peppino ti fa sembrare di vedere da quella finestra, la pioggia che scroscia dai nembi gonfi e scuri, quasi come fossero le stesse lacrime dell'autore e la sua nostalgia della terra nativa...
Per me questa canzone (come del resto tantissime altre sue musiche) è un capolavoro proprio per la capacità evocativa, magari ad altri potrà sembrare semplicemente una lenta e noiosa nenia... così è la vita...
Purtroppo in rete non sono riuscito a trovare uno streaming per farvela sentire live dal blog, ma ve la consiglio...
Country Rain è una musica particolare, quando l'ascolti ti immagini davanti una finestra, ricordando quello che fu, eventi passati sepolti nei cassetti della memoria, il magico arpeggio leggero ma intenso di Peppino ti fa sembrare di vedere da quella finestra, la pioggia che scroscia dai nembi gonfi e scuri, quasi come fossero le stesse lacrime dell'autore e la sua nostalgia della terra nativa...
Per me questa canzone (come del resto tantissime altre sue musiche) è un capolavoro proprio per la capacità evocativa, magari ad altri potrà sembrare semplicemente una lenta e noiosa nenia... così è la vita...
Purtroppo in rete non sono riuscito a trovare uno streaming per farvela sentire live dal blog, ma ve la consiglio...
mercoledì 21 luglio 2010
Musica illuminata - le parole non servono...
E' buffo, quando ero più piccolo, odiavo tutto quello che era ermetico e chiuso perchè mi urtava l'idea che alcune persone si sentissero superiori e privassero altre di spiegazioni o dibellissime e lunghe descrizioni. Adesso la penso in modo esattamente opposto, le cose più belle, i concetti più complicati, le emozioni più commoventi si comunicano, azzarderei, quasi esclusivamente con poche parole o gesti semplici. Quello che non capivo era che l'uomo è immerso in un mare di dialettica e imbevuto di discorsi e questa abbondanza può facilmente diventare una trappola. Trovo una cosa sublime il fatto che con poco si riesca a comunicare concetti che di per se nascondono l'infinito, l'esempio più sublime è il silenzio che riesce a comunicare infinite emozioni.
Mi sto riscoprendo un fan dell'ermetismo, non tanto per custodire messaggi e counicarli ad una cerchia ristretta, quanto piuttosto per la profondita e la ricchezza di emozioni e concetti che con poco è possibile comunicare. Ecco alcuni esempi musicali di comunicazione sublime:
Andy McKee - Rylynn:
una musica che ti tocca il cuore e lo spirito...
Craig d'Andrea - Three miles bikeride:
questa musica nasconde lo spirito del viaggio e la grinta della scoperta...
Peppino D'Agostino - Venus over venice:
una musica divina sul significato dell'amore...
LiJie - Capriccio n°24 di Paganini:
Raramente ho visto una tale perfezione tecnica abbinata ad un coinvolgimento emotivo forte come in questa ragazza...
Mi sto riscoprendo un fan dell'ermetismo, non tanto per custodire messaggi e counicarli ad una cerchia ristretta, quanto piuttosto per la profondita e la ricchezza di emozioni e concetti che con poco è possibile comunicare. Ecco alcuni esempi musicali di comunicazione sublime:
Andy McKee - Rylynn:
una musica che ti tocca il cuore e lo spirito...
Craig d'Andrea - Three miles bikeride:
questa musica nasconde lo spirito del viaggio e la grinta della scoperta...
Peppino D'Agostino - Venus over venice:
una musica divina sul significato dell'amore...
LiJie - Capriccio n°24 di Paganini:
Raramente ho visto una tale perfezione tecnica abbinata ad un coinvolgimento emotivo forte come in questa ragazza...
Le ragioni del cuore
Il cuore ha le sue ragioni per farci agire con impulsi, emozioni, pensieri...
La scrittura può comunicare i nostri pensieri più profondi a patto che chi scrive abbia sufficiente potere da comunicare il suo stato al lettore e il lettore sufficiente maturità spirituale per comprendere. Quello che nessuno ci potrà mai dire è la vera ragione che sta dietro al perchè sentiamo il bisogno di comunicare dei contenuti...
Mi sono sempre sentito lontano da molti pomposi filosofi seppur ne apprezzi la loro genuina volontà nel migliorare (a loro modo di vedere) il mondo con i loro ragionamenti. Dietro la eccessiva voglia di speculare e filosofeggiare (le classiche seghe mentali) vedo molto "Ego" e una necessità latente (magari anche solo a livello subconscio) di ricevere conferme per un insicurezza di base che ognuno di noi più o meno ha (ovviamente è escluso dal ragionamento la comunicazione per fini di lucro a mo di best-seller che la società attuale alimenta non poco).
Ho sempre provato a scrivere anche solo parte dei pensieri che mi venivano in mente... li sul momento erano tutti interessantissimi e mi sembravano tutti un prodigio di acume ed intelligenza... li lasciavo un po a giacere nel dimenticatoio conscio del fatto che nessuno può inventare nulla se non modi diversi per dire gli stessi concetti archetipici primordiali... effettivamente poi quando riprendevo in mano i miei pensieri ero preso in parte da una nostalgia del passato e di come potevo essere ingenuamente soddisfatto di un pensiero che dopo un po di maturazione sembrava niente più che una banalità come un altra... è un atteggiamento pericoloso che può portare a banalizzare la vita per questo ho sempre evitato di impegnarmi a diventare un elucubratore/sofista di best seller... parallelamente bisogna pensare che nella vita non si può prendersi mai troppo sul serio e ho capito che non giova avere un atteggiamento difensivo, c'è tanta bellezza e romanticismo in una persona che vuole con tutta se stessa arrivare ad affermarsi in qualcosa, così come nella persona che medita ore e ore senza pubblicamente avere nessun riconoscimento... siamo tutti un po come burattini nelle mani di un flusso più grande che credono in parte di avere libero arbitrio, ma se una persona si proietta con un altra sintassi e un altra visione del mondo potrebbe vedere persone messe su binari ben precisi...
Bisognerebbe apprendere di più dalle antiche saggezze sciamaniche e tribali, come quella polinesiana ad esempio e la sua filosofia dell' "aita pea pea". Siamo in qualcosa di più grande di noi, quindi rilassiamoci e guardiamo con gli occhi di un bambino quante meraviglie questo mondo ci può donare...
vorrei concludere copiandovi l'inizio di quello che avrebbe dovuto essere un mio libro... sperando che possa emozionare o dare spunti di riflessione a qualcuno:
Fuori pioveva. L'incessante e lento ticchettio delle gocce scandiva le ore passate a pensare osservando gli alberi fuori dalla finestra. Il temporale primaverile stava scatenando tutta la sua furia, scuotendo le chiome di quegli esili cipressi che costeggiavano il lungo viale della casa.
Il doccio ormai colmo d'acqua, traboccava ritmicamente sul tettino di metallo vicino alla finestra, producendo un ticchettio via via più rapido a seconda dell'intensità del temporale.
« É proprio curioso! » - pensò Alberto – sembra che la pioggia abbia il potere di scandire il tempo, più questa infuria più il tempo scorre in fretta. Forse dovrei benedire la voce della tempesta, è confortante, sembra quasi che giustifichi tutto il tempo sprecato davanti questa stupida finestra.
Però come è bello osservare da qui, la natura là fuori ha una grazia e un eleganza innata. Anche se gli elementi si scatenano, guarda come si flettono nel vento quelle chiome, tutte così simili, eppure tutte così diverse.
Non è così che deve andare! - esclamò ad alta voce in un esplosione di energia, si accorse di essersi alzato istantaneamente dalla poltrona, poi, come imbarazzato, tornò a sedersi continuando a riflettere – La fuori tutto è sempre in movimento, gli animali, le piante, tutti cercano di stringere i denti per vedere anche solo l'alba successiva. Forse la natura non è così graziosa come la si dipinge, quando la sua vera forza viene allo scoperto non c'è niente di più tremendo e devastante.
Parlo bene io, sono al riparo in un'antica e solida casa colonica in una terra meravigliosa a cui gli elementi non vogliono fare mai del male, tutt'al più un acquazzone più intenso o una brinata ghiacciata d'inverno. Perchè sono qui dentro? Dovrei essere fuori con gli altri animali a guadagnarmi l'alba di domani, neanche posso dire che questa casa mi appartenga davvero. Fu il mio bisnonno che la costruì con le sue mani, col sudore della sua fronte, con la saggezza e la formidabile arte popolare. Altri tempi quelli, nessun architetto o ingegnere nessuno individuo specializzato in settori astrusi della scienza, solo molte tradizioni, superstizioni, espedienti di circostanza e un altro ingrediente che mi sfugge. Ah si ecco l'ingrediente segreto, un incessante motivazione e un incrollabile volontà di crearsi anche solo un piccolo spazio in questo ingrato mondo.
Eh si quale gioia migliore di coltivare il proprio orto e tornare nella propria casa la sera con le membra stanche, ma con la mente ancora schietta come al mattino. Un momento questo stile di vita è fin troppo facile, un uomo intellettualmente evoluto non può accontentarsi di fare la vita tipica di un cavallo da soma. Io uomo del mio tempo non potrei mai avere la coscienza pulita facendo una vita simile, ogni giorno senza dover usare il cervello. Comincio a pensare che questa continua esigenza di dover usare il cervello per procurarsi da vivere sia una droga e la mia istruzione lo spacciatore che mi ha indicato la via della rovina.
La pioggia andava diminuendo e il sordo ticchettio metallico che lo aveva indotto nel vortice di pensieri stava rallentando poco a poco. Ancora tre minuti, poi il silenzio.
Oddio, silenzio, poteva forse essere chiamato silenzio il rumore degli uccellini che avevano ripreso a cinguettare, il vento che continuava a far frusciare le chiome degli alberi ...
Aita pea pea,
Joe.
La scrittura può comunicare i nostri pensieri più profondi a patto che chi scrive abbia sufficiente potere da comunicare il suo stato al lettore e il lettore sufficiente maturità spirituale per comprendere. Quello che nessuno ci potrà mai dire è la vera ragione che sta dietro al perchè sentiamo il bisogno di comunicare dei contenuti...
Mi sono sempre sentito lontano da molti pomposi filosofi seppur ne apprezzi la loro genuina volontà nel migliorare (a loro modo di vedere) il mondo con i loro ragionamenti. Dietro la eccessiva voglia di speculare e filosofeggiare (le classiche seghe mentali) vedo molto "Ego" e una necessità latente (magari anche solo a livello subconscio) di ricevere conferme per un insicurezza di base che ognuno di noi più o meno ha (ovviamente è escluso dal ragionamento la comunicazione per fini di lucro a mo di best-seller che la società attuale alimenta non poco).
Ho sempre provato a scrivere anche solo parte dei pensieri che mi venivano in mente... li sul momento erano tutti interessantissimi e mi sembravano tutti un prodigio di acume ed intelligenza... li lasciavo un po a giacere nel dimenticatoio conscio del fatto che nessuno può inventare nulla se non modi diversi per dire gli stessi concetti archetipici primordiali... effettivamente poi quando riprendevo in mano i miei pensieri ero preso in parte da una nostalgia del passato e di come potevo essere ingenuamente soddisfatto di un pensiero che dopo un po di maturazione sembrava niente più che una banalità come un altra... è un atteggiamento pericoloso che può portare a banalizzare la vita per questo ho sempre evitato di impegnarmi a diventare un elucubratore/sofista di best seller... parallelamente bisogna pensare che nella vita non si può prendersi mai troppo sul serio e ho capito che non giova avere un atteggiamento difensivo, c'è tanta bellezza e romanticismo in una persona che vuole con tutta se stessa arrivare ad affermarsi in qualcosa, così come nella persona che medita ore e ore senza pubblicamente avere nessun riconoscimento... siamo tutti un po come burattini nelle mani di un flusso più grande che credono in parte di avere libero arbitrio, ma se una persona si proietta con un altra sintassi e un altra visione del mondo potrebbe vedere persone messe su binari ben precisi...
Bisognerebbe apprendere di più dalle antiche saggezze sciamaniche e tribali, come quella polinesiana ad esempio e la sua filosofia dell' "aita pea pea". Siamo in qualcosa di più grande di noi, quindi rilassiamoci e guardiamo con gli occhi di un bambino quante meraviglie questo mondo ci può donare...
vorrei concludere copiandovi l'inizio di quello che avrebbe dovuto essere un mio libro... sperando che possa emozionare o dare spunti di riflessione a qualcuno:
Capitolo 1
All'ombra di un cipressoFuori pioveva. L'incessante e lento ticchettio delle gocce scandiva le ore passate a pensare osservando gli alberi fuori dalla finestra. Il temporale primaverile stava scatenando tutta la sua furia, scuotendo le chiome di quegli esili cipressi che costeggiavano il lungo viale della casa.
Il doccio ormai colmo d'acqua, traboccava ritmicamente sul tettino di metallo vicino alla finestra, producendo un ticchettio via via più rapido a seconda dell'intensità del temporale.
« É proprio curioso! » - pensò Alberto – sembra che la pioggia abbia il potere di scandire il tempo, più questa infuria più il tempo scorre in fretta. Forse dovrei benedire la voce della tempesta, è confortante, sembra quasi che giustifichi tutto il tempo sprecato davanti questa stupida finestra.
Però come è bello osservare da qui, la natura là fuori ha una grazia e un eleganza innata. Anche se gli elementi si scatenano, guarda come si flettono nel vento quelle chiome, tutte così simili, eppure tutte così diverse.
Non è così che deve andare! - esclamò ad alta voce in un esplosione di energia, si accorse di essersi alzato istantaneamente dalla poltrona, poi, come imbarazzato, tornò a sedersi continuando a riflettere – La fuori tutto è sempre in movimento, gli animali, le piante, tutti cercano di stringere i denti per vedere anche solo l'alba successiva. Forse la natura non è così graziosa come la si dipinge, quando la sua vera forza viene allo scoperto non c'è niente di più tremendo e devastante.
Parlo bene io, sono al riparo in un'antica e solida casa colonica in una terra meravigliosa a cui gli elementi non vogliono fare mai del male, tutt'al più un acquazzone più intenso o una brinata ghiacciata d'inverno. Perchè sono qui dentro? Dovrei essere fuori con gli altri animali a guadagnarmi l'alba di domani, neanche posso dire che questa casa mi appartenga davvero. Fu il mio bisnonno che la costruì con le sue mani, col sudore della sua fronte, con la saggezza e la formidabile arte popolare. Altri tempi quelli, nessun architetto o ingegnere nessuno individuo specializzato in settori astrusi della scienza, solo molte tradizioni, superstizioni, espedienti di circostanza e un altro ingrediente che mi sfugge. Ah si ecco l'ingrediente segreto, un incessante motivazione e un incrollabile volontà di crearsi anche solo un piccolo spazio in questo ingrato mondo.
Eh si quale gioia migliore di coltivare il proprio orto e tornare nella propria casa la sera con le membra stanche, ma con la mente ancora schietta come al mattino. Un momento questo stile di vita è fin troppo facile, un uomo intellettualmente evoluto non può accontentarsi di fare la vita tipica di un cavallo da soma. Io uomo del mio tempo non potrei mai avere la coscienza pulita facendo una vita simile, ogni giorno senza dover usare il cervello. Comincio a pensare che questa continua esigenza di dover usare il cervello per procurarsi da vivere sia una droga e la mia istruzione lo spacciatore che mi ha indicato la via della rovina.
La pioggia andava diminuendo e il sordo ticchettio metallico che lo aveva indotto nel vortice di pensieri stava rallentando poco a poco. Ancora tre minuti, poi il silenzio.
Oddio, silenzio, poteva forse essere chiamato silenzio il rumore degli uccellini che avevano ripreso a cinguettare, il vento che continuava a far frusciare le chiome degli alberi ...
Aita pea pea,
Joe.
Perché le persone gridano ?
Avete mai notato o avete mai scavato in profondità in quelle che sono reazioni più o meno esagerate che, ahimè, sempre più spesso ci assalgono in una società frenetica che non ammette tempi morti?
Vorrei proporvi quello che un giorno, un pensatore indiano domandò ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma"
disse uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?"
disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti"
replicò un altro discepolo.
E il Maestro torna a domandare:
"Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
" Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra loro è piccola.
A volte i loro cuori sono talmente vicini che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare:
basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare di più,
perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta
che non incontreranno mai più la strada per tornare."
Joe.
Vorrei proporvi quello che un giorno, un pensatore indiano domandò ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma"
disse uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?"
disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti"
replicò un altro discepolo.
E il Maestro torna a domandare:
"Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
" Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra loro è piccola.
A volte i loro cuori sono talmente vicini che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare:
basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare di più,
perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta
che non incontreranno mai più la strada per tornare."
Joe.
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